Ho finito di leggere Loveless di Alice Oseman e vorrei parlarne un pò.
Per chi non conoscesse l’autrice, Alice Oseman è già conosciuta al pubblico per Heartstopper, una serie a fumetti disegnata da lei che è diventata famosa su Netflix (e grazie alla quale l’ho scoperta). Per chi non conoscesse questa serie, la consiglio vivamente, soprattutto se vi va di sognare una realtà migliore di quella che viviamo tutti i giorni.
Loveless è il ritratto dolcemente doloroso di una crescita personale. E’ lo sforzo di rimanere in piedi a ballare solo perchè tutti intorno a te lo fanno, il bisogno di sentirsi accettati per non restare esclusi, il confronto costante con se stessi e la paura di non essere abbastanza. Georgia è la protagonista di questo percorso. Inizia a frequentare il college con i suoi migliori amici e cerca di conoscere meglio la sua compagna di stanza, Rooney, così bella e sicura di sé. Così apparentemente diversa da lei. Lei che non sa cosa vuole dalla vita, che le piace recitare ma ha sempre il terrore di essere guardata dal pubblico. Lei che vorrebbe vivere una grande storia d’amore come quelle che legge sui libri o che semplicemente vede vivere negli occhi dei suoi amici con i loro partner. Ma c’è un problema che si fa sempre più grande ad ogni pagina: Georgia non riesce ad innamorarsi di nessuno, né ragazzo e né ragazza. Perché? Cosa c’è che non va in lei? Perché gli altri si innamorano, si odiano, sanno definire la propria identità sessuale e lei no?
Ovviamente non voglio fare spoiler su come finisce il libro, se Georgia si innamora e di chi. Ma è molto interessante condividere il suo viaggio. Alice Oseman tocca con delicatezza grandi temi come l’etichetta sessuale che ci viene imposta da una società che deve per forza dare una categoria a tutto. Che forse a volte è anche un bene perché così ci si può sentire meno soli se si trova la propria categoria, ma che ti può far sentire enormemente solo se non riesci a trovarla. Perché non è facile trovare il proprio spazio nel mondo, e in realtà è con chi condividi quello spazio che fa veramente la differenza. Con chi ti accetta e ti vuole bene per quello che sei o non sei. Con chi prende le tue paure e le rende più leggere perché le comprende. Con chi puoi essere fragile e insicuro senza timore di essere umiliato.
Perchè Georgia lo capisce sempre più che dietro i bei vestiti e i sorrisi e le risposte impertinenti di Rooney e di tante altre persone che conosce ogni giorno, c’è la sua stessa paura del futuro, il suo stesso bisogno di amare ed essere amati, la sua stessa confusione su se stessi e sull’imparare a conoscersi meglio. Eh sì, Georgia ha 18 anni ed è normale che viva questi tormenti. Ma nonostante il romanzo possa esser definito adolescenziale, io credo che sia toccante per tutte le fasce d’età. Perché, davvero, non c’è mai un momento della nostra vita in cui possiamo dire di conoscerci davvero senza stupirci di come reagiamo alle diverse situazioni della vita, e va bene così, anche se abbiamo 30 o 40 o 50 anni e dovremmo essere in un certo modo e fare certe cose. Ma anche a 30 o 40 o 50 anni posso scoprire di avere una diversa identità sessuale e chiedermi chi sono, posso scoprire di avere un talento in qualcosa o posso abbandonare lo spazio nel mondo che avevo trovato e cercarne un altro. Sono questi limiti che ci imponiamo con l’andare avanti con l’età che ci spengono lentamente. E rileggendo questo romanzo ho ricordato come è bello vivere la vita con l’energia che ha Georgia, un’energia a volte disperata e confusionaria ma comunque viva. A volte mi sento così stanca e spenta dalla quotidianità che credo che non avrò più questa energia e ne ho paura perchè mi sembra di star facendo morire qualcosa dentro di me. E mi accorgo con preoccupazione che non sono l’unica a provare questa sensazione. Allora mi chiedo cosa possiamo fare per non lasciarci andare a questo buio interiore. E la risposta è ovvia ma è complicata da attuare: dobbiamo cercare di non spegnere la luce. Dobbiamo fare ciò che ci piace, costruirci i nostri spazi nel mondo e condividerli con le persone giuste. Dobbiamo lottare con la stanchezza e l’ansia, creare un’equilibrio con noi stessi e le nostre forze e cercare di non dimenticare com’era quella energia. Non dobbiamo dimenticare com’era bello brillare di speranza e come eravamo speciali mentre lottavamo per realizzare i nostri sogni.